Il benessere si può coltivare: il modello PERMA come bussola per la fioritura

Da deficit a risorse…Come ci siamo arrivati?

Tradizionalmente, la psicologia si è concentrata sull’identificazione e la correzione di disfunzioni e patologie. Si cercava il deficit, il malessere, la patologia.
Per molto tempo, la psicologia ha guardato alla sofferenza. Ha studiato i traumi, i sintomi, le diagnosi. Si è chiesta: “Cosa c’è che non funziona?”.

Ma a un certo punto, lo psicologo Martin Seligman si è chiesto: “E se iniziassimo a studiare anche ciò che funziona?”.

La ricerca ci ha quindi aperto nuove porte, uscendo dal bias del disturbo e aprendo nuovi orizzonti fatti di risorse, punti di forza, potenzialità.
È proprio la psicologia positiva che si propone di esplorare e valorizzare le risorse, le virtù e i punti di forza che permettono agli individui di prosperare.​

L’ approccio della psicologia positiva non nega il dolore, ma decide di volgere lo sguardo anche verso la luce. Non più solo sul sintomo, ma anche sulla risorsa. Non si cerca più la diagnosi, ma anche il potenziale dell’individuo. Questo orientamento si basa sull’idea che il benessere non sia semplicemente l’assenza di malattia, ma la presenza di elementi positivi come emozioni gratificanti, relazioni significative, senso di scopo e realizzazione personale.​

Uno shift rivoluzionario per il benessere

Martin Seligman, uno dei suoi principali promotori, ha proposto un cambio di paradigma: smettere di occuparsi solo di ciò che manca e iniziare a valorizzare ciò che c’è. Il coraggio, la gratitudine, la creatività, la speranza, l’amore, la perseveranza. Tutte quelle qualità che ci aiutano a resistere, perseverare, ma anche a fiorire.

Oggi, grazie a decenni di ricerche, sappiamo che coltivare le proprie risorse non è solo una questione motivazionale o poetica: è una scelta concreta, sostenuta da dati, che può migliorare la qualità della nostra vita. Pratiche come la gratitudine, l’ottimismo realistico, la consapevolezza, il riconoscimento dei propri punti di forza sono associate a livelli più alti di soddisfazione, resilienza e benessere psicofisico.

Questo approccio non è confinato allo studio del terapeuta: trova applicazione a scuola, sul lavoro, nei sistemi sanitari, nelle comunità. L’idea è semplice e allo stesso tempo potentissima: il benessere si può allenare, proprio come un muscolo.

La psicologia positiva ci invita a spostare il focus. Non ci chiede di ignorare la sofferenza, ma di ampliare il nostro sguardo.
Di passare dalla domanda “cosa non va in me?” a “cosa posso attivare in me per stare meglio?”. È uno shift rivoluzionario.

E se anche tu sei stanco di sentirti definito dai tuoi limiti, sappi che esiste un’altra strada. Una che parla di possibilità, non solo di problemi. Di risorse, non solo di blocchi. Di vita goduta, non solo di sopravvivenza.


Il Modello PERMA: una mappa per la fioritura umana

È da qui che inizia il nostro viaggio, la cui bussola è il modello PERMA: un insieme di cinque pilastri fondamentali che ci aiutano a costruire un benessere pieno e duraturo.
La domanda all abase di questo modello non è “perché le persone stanno male?”, ma piuttosto “come possono stare bene davvero?”.

Le cinque dimensioni del benessere che compongono l’acronimo sono: Positive Emotion, Engagement, Relationships, Meaning, Accomplishment.

Questi cinque elementi non sono una ricetta rigida o una scala da salire in un qualche ordine prestabilito. Sono tasselli sinergici che possiamo coltivare costruendo il puzzle della nostra esistenza. Ognuno di questi elementi può essere potenziato per migliorare la qualità della nostra vita.

Vediamoli insieme:

P – Positive Emotion: le emozioni che nutrono

Le emozioni positive sono il primo pilastro del modello PERMA. Ma attenzione: non stiamo parlando di “essere sempre felici” o di inseguire uno stato di euforia costante. Le emozioni positive includono la gratitudine, la serenità, l’interesse, l’amore, la speranza. Sono piccole onde quotidiane che spesso passano inosservate, perché il nostro cervello – per motivi evolutivi – è programmato per rilevare prima le minacce, i problemi, le emozioni spiacevoli.

Questo significa che per notare le emozioni positive, dobbiamo scegliere di farlo, dobbiamo portarci consapevolezza. Non serve provare più emozioni positive, ma imparare a riconoscerle quando accadono. È quello che in psicologia positiva viene chiamato “savoring“: il processo intenzionale di assaporare e prolungare un’esperienza piacevole.

Barbara Fredrickson ha dimostrato con i suoi studi che le emozioni positive non solo rendono più piacevole il momento presente, ma agiscono come un cuscinetto contro lo stress e le emozioni “negative” (undoing hypothesis).
Non solo, la ricerca ha dimostrato che provare emozioni positive amplia le nostre risorse cognitive, ci rende più creativi, più aperti, più resilienti. Queste emozioni non cancellano il dolore, ma ci aiutano a reggerne meglio il peso.

E – Engagement: perdersi nel flusso e ritrovarsi nel presente

Il coinvolgimento – o engagement – è quel senso di immersione totale in un’attività che ci assorbe completamente. Lo conosciamo come stato di “flow”, un’esperienza descritta dallo psicologo Mihaly Csikszentmihalyi: il tempo si dilata, la mente è focalizzata, le distrazioni spariscono. In quei momenti, siamo pienamente presenti e profondamente vivi.

Questo stato si verifica quando le nostre abilità sono allineate alla sfida del compito. Non troppo facile, altrimenti ci annoiamo. Non troppo difficile, altrimenti ci frustriamo. Proprio lì, in quel punto di equilibrio, il nostro senso di efficacia personale si rafforza, la motivazione si attiva, e il nostro benessere si radica.

Il coinvolgimento è legato anche all’uso dei propri punti di forza. Quando facciamo ciò in cui ci sentiamo competenti, ciò che ci appassiona, la qualità della nostra energia cambia. Non si tratta solo di fare ciò che amiamo, ma di imparare a riconoscere ciò che ci coinvolge davvero. E proteggerlo, coltivarlo, dargli spazio.

R – Relationships: la forza invisibile delle relazioni

Non c’è benessere senza connessione. Le relazioni rappresentano uno degli elementi più potenti del modello PERMA, e forse il più trascurato nella vita quotidiana. La scienza lo conferma: relazioni sane, profonde, significative sono uno dei predittori più forti di benessere psicologico e longevità.

Ma non basta essere circondati da persone. Ciò che conta davvero è la qualità della connessione: sentirsi visti, accolti, ascoltati, poter essere vulnerabili senza paura di essere giudicati. Le relazioni autentiche sono uno spazio di ricarica emotiva, ma anche di specchio: ci aiutano a capire chi siamo, ci mettono alla prova, ci offrono occasioni di crescita.

Coltivare relazioni positive implica uscire dalla logica del dare-per-ricevere e abbracciare quella dello scambio genuino. Significa anche imparare a mettere limiti, a chiedere, a dire no quando serve.

Avere relazioni nutrienti nella propria vita diventa un ingrediente fondamentale per raggiungere obiettivi, uscire dalla zona di comfort ed evolvere.

M – Meaning: vivere una vita ricca di senso che sentiamo “nostra” 

Il bisogno di significato è una delle spinte più profonde dell’essere umano. Non si tratta di cercare una missione epica o di fare grandi cose. Ma di sentire che ciò che facciamo ha un valore, che la nostra esistenza ha un impatto, seppur piccolo, nel mondo.

Seligman definisce il significato come “appartenere e servire qualcosa di più grande di sé”. Questo può essere un ideale, una comunità, un valore, un sogno, una fede. Quando ciò che facciamo è allineato a ciò in cui crediamo, anche le difficoltà diventano più sopportabili. Il significato agisce come un balsamo nei momenti di fatica e ci permette di attraversare le difficoltà con maggiore forza.

In una cultura che ci spinge a inseguire obiettivi esteriori, ritrovare il significato diventa un atto di resistenza. Significa fermarsi, chiedersi “perché faccio ciò che faccio?”. E ancora: “cosa rende questa vita, la mia vita?”

A – Accomplishment: il senso del fare e del crescere

Il bisogno di realizzazione è profondamente umano. Quando è nutrito, rafforza la nostra autostima, sostiene la motivazione, ci dà l’energia per perseverare. Ma spesso, il perfezionismo o l’autocritica cronica ci impediscono di vedere i nostri successi. Soprattutto se, come molte persone, siamo abituati a vedere solo ciò che manca, ciò che non è ancora “abbastanza”.

Sentirsi realizzati non significa accumulare risultati o raggiungere traguardi secondo parametri esterni. Significa percepirsi in movimento, capaci di affrontare le sfide, di apprendere, di migliorare. È il senso di efficacia che deriva dal riconoscere i propri progressi, anche piccoli. Mano a mano che gli obiettivi che ci siamo prefissati vengono raggiunti, aumentano il nostro senso di competenza e autonomia.

In un mondo che corre, imparare a vedere il nostri successi, grandi o piccoli che siano, riconoscendo il nostro ritmo e onorando il nostro impegno, è uno degli atti più rivoluzioni che possiamo compiere.

Fiorire come atto quotidiano di scelta

Il modello PERMA non è un metodo da applicare perfettamente, né una teoria da imparare a memoria. È una lente attraverso cui iniziare a guardare alla propria vita con più gentilezza, più consapevolezza, più intenzionalità. È un invito a smettere di cercare la perfezione e cominciare a coltivare la pienezza.

In un mondo che ci spinge a fare, raggiungere, dimostrare, questo approccio ci ricorda che il benessere nasce anche nel lasciare spazio. Spazio per le emozioni che nutrono, per le esperienze che ci coinvolgono davvero, per le relazioni che ci rispecchiano e ci accolgono, per i significati che danno direzione, per i piccoli gesti che ci fanno sentire capaci e in cammino.

E se il benessere fosse proprio questo? Non una condizione stabile e indefinita da conquistare, ma una pratica quotidiana?

Il benessere per me è un allenamento interiore quotidiano, fatto di attenzione, cura e presenza verso noi stessi.

Ho creato Bloom per questo: perché credo profondamente che ogni persona abbia dentro di sé le risorse per fiorire.

PERMA è la bussola che abbiamo utilizzato per creare questo spazio di fioritura personale, Bloom è il giardino rigoglioso che ne è derivato. Se vuoi esplorare questo giardino, trovi tutte le informazioni qui sotto:


Ricorda: ogni volta che scegli di coltivarti, di riconoscerti, di darti spazio, stai già fiorendo. E questo – anche se magari non lo vedi subito – fa tutta la differenza del mondo.

Bibliografia

  • Csikszentmihalyi, M. (1990). Flow: The Psychology of Optimal Experience. Harper & Row.
    [Trad. it. Flow: Psicologia dell’esperienza ottimale, Raffaello Cortina Editore]
  • Fredrickson, B. L. (2001). The role of positive emotions in positive psychology: The broaden-and-build theory of positive emotions. American Psychologist, 56(3), 218–226.
  • Fredrickson, B. L., & Levenson, R. W. (1998). Positive emotions speed recovery from the cardiovascular sequelae of negative emotions. Cognition & Emotion, 12(2), 191–220.
  • Seligman, M. E. P. (2011). Flourish: A visionary new understanding of happiness and well-being. Free Press.
    [Trad. it. La costruzione della felicità: Nuove strategie per il benessere, Sperling & Kupfer]
  • Seligman, M. E. P., Steen, T. A., Park, N., & Peterson, C. (2005). Positive psychology progress: Empirical validation of interventions. American Psychologist, 60(5), 410–421.
  • Forgeard, M. J. C., Jayawickreme, E., Kern, M. L., & Seligman, M. E. P. (2011). Doing the right thing: Measuring well-being for public policy. International Journal of Wellbeing, 1(1), 79–106.
  • Rusk, R. D., & Waters, L. E. (2015). Tracing the size, reach, impact, and breadth of positive psychology. The Journal of Positive Psychology, 10(3), 185–215.
  • Kern, M. L., Waters, L. E., Alder, J., & White, M. A. (2014). A multidimensional approach to measuring well-being in students: Application of the PERMA framework. The Journal of Positive Psychology, 10(3), 262–271.